La nostra avventura al Castel del Monte

Por Elisabetta Fiocchi.

Numerosissime sono le testimonianze normanno-sveve nell’Italia meridionale. In Puglia i castelli risaltano per la loro bellezza, posizione e il loro fascino, basti pensare alle fortezze di Bari, di Barletta e di Oria (Brindisi). L’artefice di queste opere è Federico II, meglio ricordato come lo stupormundi, per il suo eclettismo e la sua attenzione alla cultura in tutte le sue manifestazioni; amava ospitare nella sua reggia astrologi, matematici e letterati di ogni Paese e di religioni diverse.
Viene considerato infatti come il sovrano che favorì l’incontro tra la civiltà greca, latina e araba. Con lui prese vita e fiorì la cosiddetta Scuola siciliana, istituzione simbolo dell’allora nascente letteratura italiana. Nipote di Federico Barbarossa, per tutta la prima metà del XIII secolo, Federico II fu il vero protagonista della scena politica dell’Europa medievale.

castle

Egli nacque a Jesi il 26 dicembre 1194. Il padre Enrico VI morì nel 1197, quando Federico II aveva solo tre anni, un anno dopo morì anche la madre, Costanza d’Altavilla. Il piccolo Federico venne affidato alla tutela del Pontefice Innocenzo III. Eletto nel 1215 re di Germania, il giovane svevo veniva incoronato imperatore nel 1220, a Roma, da Papa Onorio III. I primi anni di governo rivelarono che il nuovo sovrano, più che ai problemi della Germania e dell’Impero Universale, intendeva rivolgere le sue cure all’Italia, al Regno di Sicilia, “la pupilla dei [suoi] occhi”, come lo chiamava, e in questo intendeva realizzare, quasi sperimentalmente, un modello nuovo di Stato.
Tuttavia per realizzare questo era necessario ripristinare il pieno controllo sul Regno di Sicilia, che in quegli anni era rimasto in balia dei comandanti militari tedeschi, dei feudatari e delle comunità cittadine che avevano approfittato della debolezza della monarchia per estendere i loro domini e le loro autonomie.
Egli decise così di confiscare tutte le fortezze costruite abusivamente, di rivendicare i diritti dello Stato su passi, dogane, porti e mercati, di annullare le pretese dei signori locali e le esenzioni di cui godevano i mercanti stranieri. Sotto l’aspetto scolastico ed educativo nel 1224 fondò a Napoli la prima Università statale del mondo occidentale, entrando così in competizione con quella di Bologna.
Dall’opera di Federico II emergono i lineamenti di uno stato forte, accentrato, fondato sull’autorità del sovrano, su un complesso di leggi che esprimono la sua volontà e su una burocrazia che ne garantisce l’ordine.
L’impegno di Federico per la popolazione e la terra del Meridione si intensificò con l’impulso che diede alla Scuola Medica di Salerno e con il Liber Augustalis, la raccolta delle Costituzioni che promulgò a Melfi nel 1231. Il Liber per compattezza e struttura logica rappresenta un’opera legislativa unica per l’epoca. In esso domina e ricorre l’idea che nessuna forza particolaristica debba usurpare le funzioni del sovrano: solo a questi ed ai magistrati da lui nominati spettano compiti di governo, della giustizia e della amministrazione.
Ma Federico II lasciò anche costruzioni monumentali che ancora a distanza di secoli sorprendono per la loro bellezza. Infatti, poco distante da Andria, la città fedelissima a Federico II, domina in cima ad una delle più antiche colline della Murgia, il Castel del Monte. Fu costruito tra il 1229 e il 1249. L’architetto è ignoto, ma una tradizione sostiene che sia stato concepito e progettato dallo stesso Federico II. Il Castello appartiene, per la struttura e le parti essenziali della decorazione, ai primordi dell’architettura gotica dell’Italia meridionale, pur allacciandosi alla vigorosa tradizione romanica della regione. Benché spogliato di tutti i rivestimenti marmorei interni e delle sculture, con i paramenti esterni cariati dall’erosione, il Castel del Monte conserva integra la sua struttura cristallina, stupefacente per regolarità e armonia di forme e di dimensioni e per maestria di esecuzione.
Si chiamò dapprima Castello di Santa Maria del Monte, dal nome di un’abbazia benedettina nota dal XII secolo e oggi scomparsa. Per la maggior parte degli storici il castello fu creato come ritrovo di caccia, in posizione favorevole al passo degli uccelli, e Federico II dovette soggiornarvi saltuariamente per brevi periodi: alcuni sostengono invece che fu opera militare, organicamente inserita nel lungo e complesso sistema difensivo creato dall’imperatore. Nel 1249 vi furono dati festeggiamenti per le nozze della figlia naturale Violanta con Riccardo conte di Caserta.
Esattamente sedici anni dopo la sua morte, avvenuta 13 dicembre 1250, nel castello, trasformato in prigione, venivano rinchiusi i suoi tre nipoti, Federico, Enrico ed Enzo, figli di suo figlio Manfredi. Successivamente fu feudo di Nicola Acciaiuoli, poi dei Del Balzo duchi di Andria e quindi di Consalvo di Cordova, il quale lo vendette nel 1552 a Fabrizio Colonna. Abbandonato dai suoi proprietari, per tre secoli divenne rifugio a briganti ed a pastori, finché venne acquistato, nel 1876, dal Governo italiano.
Il castello è stato dichiarato nel 1996 patrimonio dell’Umanità dall’Unesco con questa motivazione: “the site is of outstanding universal value in its formal perfection and its harmonious blending of cultural elements from northern Europe, the Muslim world, and classical antiquity. Castel del Monte is a unique masterpiece of medieval military architecture, reflecting the humanism of its founder, Frederick II of Hohenstaufen”[1].
È considerato universalmente un geniale esempio di architettura medievale: otto sono i lati della pianta del Castello, otto le sale del piano terra e del primo piano a pianta trapezoidale disposte in modo da formare un ottagono, e otto sono le imponenti torri, ovviamente a pianta ottagonale, disposte su ognuno degli otto spigoli.

Questa è in breve la storia di un uomo straordinario e di un edificio dalla bellezza ineguagliabile ma quel 16 settembre 2014, Sussy, Giuse, Santiago ed io abbiamo scritto la nostra storia, la nostra avventura. Era forse lo stesso Federico II a volerci mostrare Castel del Monte?

Il viaggio era nato insidioso: erano le ore 15,00 ed eravamo a Bari. Per arrivare a Castel del Monte l’unico itinerario era prendere il treno per Andria e poi il pullman per Castel del Monte. L’ufficio informazioni della stazione ferroviaria ci aveva però avvisati che una volta arrivati ad Andria, intorno alle ore 17,00, non ci sarebbero stati per quell’ora pullman che avrebbero collegato Andria con Castel del Monte. La nostra preoccupazione più grande era di essere di nuovo a Bari entro le  20,30, per la conferenza di Santiago.
Un rapido confronto, qualche incertezza ed esitazione, ma Santiago ci aveva convinte e  decidemmo comunque di partire.
Il desiderio, infatti, di vedere quell’edificio fu grande ed eravamo fiduciosi nella Provvidenza.
Durante il viaggio in treno da Bari ad Andria, Sussy chiedeva a Giuse direttive per imparare i verbi italiani e tra una chiacchierata e molte risate i minuti passavano velocemente, ma al tempo stesso aumentava in tutti noi un’ansia per il successivo tratto da Andria a Castel del Monte, per il quale non avevamo ancora trovato una soluzione per il mezzo di trasporto.
Improvvisamente, come succede nelle migliori pièce teatrali, si materializzò il nostro deus ex machina.
A Santiago sul treno non sfuggì la presenza di un giovanotto in pantaloncini e maglietta, seduto vicino a noi dall’aria molto semplice e modesta. Con un “Sei di Andria?” iniziò tutto. Sin dal principio ci fu subito una sincera intesa, facilitata dall’ospitalità tipica che caratterizza la gente dell’Italia meridionale e dalla curiosità del giovanotto per l’accento spagnolo di Santiago, che nel frattempo non aveva perso tempo e gli aveva chiesto un aiuto per arrivare al Castello di Federico II.
Giuseppe, il nome del nostro nuovo amico, prese immediatamente il telefono e contattò parenti e amici, ma dopo aver preso accordi con uno di loro, una volta arrivati ad Andria, Santiago gli chiese se poteva portarci lui stesso al castello. Giuseppe ci guardò, fu così travolto da quel nostro incontro inaspettato e originale che non seppe dire di no!
Lo accompagnammo a casa sua per prendere le chiavi della macchina e ci presentò sua madre. Chiamatelo destino, caso o Provvidenza ma la madre di Giuseppe aveva un zio a Buenos Aires, da poco deceduto, che guarda caso abitava nella stessa zona di Sussy. Attraverso il racconto della vita dello zio in Argentina si instaurò subito anche con la madre un bellissimo rapporto, sincero e molto famigliare.
Avremmo voluto intrattenerci con la signora ma il tempo per noi era preziosissimo. Salimmo in macchina e scoprimmo che Giuseppe, di professione panettiere, ha una passione per Federico II e per la sua storia.
Non poteva capitarci di meglio.
Il viaggio al Castello fu indimenticabile, Giuseppe sapeva tutto di Federico e vedere in lontananza l’edificio così maestoso creava in noi una incredibile aspettativa.
Il nostro arrivo fu spettacolare, dal castello si apriva ai nostri occhi un panorama a dir poco favoloso: il mare, la vegetazione mediterranea, e il tramonto. Federico forse era con noi in quel momento? L’interno del Castello aveva qualcosa di misterioso ed eravamo sempre ovunque andassimo al centro di un ottagono: “Che meraviglia!”
La visita fu breve ma intensa ed era ormai tempo di tornare a Bari. Giuseppe, prima di salutarci, ci portò nella sua panetteria, ci offrì i celebri  “Taralli”, dei panini e ci accompagnò in stazione.
Saliti sul treno non perdemmo nemmeno un minuto per assaggiare le delizie donateci da Giuseppe, poi Sussy e Giuse ripresero la loro lezione di italiano in compagnia anche di una altra passeggera che spiegava alcuni termini italiani a Sussy. Eravamo felicissimi, tutto era andato nel migliore dei modi. Alle 20,30 arrivammo a Bari. Vincenzo e sua sorella, carissimi amici di Santiago, erano fuori dalla stazione ad aspettarci per portarci nella bellissima Residenza del Levante, dove si svolse alle 21,00 la conferenza di Santiago. Al termine una cena tutti insieme a base di tortellini e torta salata suggellò la nostra magnifica giornata, poi Giuse ed io prendemmo il treno per tornare a Novara e Santiago e Sussy si prepararono per un’altra tappa del loro viaggio in Italia: Lecce.
Abbiamo sperimentato il vero valore dell’ospitalità, e siamo tornati alla “nostra solita vita” con qualcosa di grande nel nostro cuore. Giuseppe ha dedicato per noi gran parte del suo pomeriggio, senza riserve, gratuitamente. Noi abbiamo colto in lui la persona giusta che ci potesse portare sulla strada di Federico II. Forse osare e credere in ogni cosa può essere il motto di questa straordinaria avventura.

 

Elisabetta Fiocchi (28)
Profesora de Historia del Derecho
elisabetta.fiocchi@hotmail.com

 

[1] http://whc.unesco.org/en/list/398